I Casali di Tramontana

Vengono storicamente denominati “Casali di Tramontana” l’insieme dei villaggi che si trovano a nord-ovest del centro urbano della città di Messina.

AcqualadroniCastanea delle FurieGessoMassa S. GiorgioMassa S. GiovanniMassa S. LuciaMassa S. NicolaOrtoliuzzoPiano TorreRodiaSaliceSan SabaSpartà

Esplora i Casali di Tramontana nella mappa interattiva: ingrandiscila e seleziona i punti di interesse per scoprirne di più.

Approfondiamo meglio i Casali di Tramontana

Premessa sui Casali di Tramontana

Il territorio che può considerarsi appartenente ai Casali di Tramontana, si estende per una superficie di circa 6170 ettari. Di fatto lo si può identificare, con l’area corrispondente all’insieme degli ex quartieri XII e XIII del Comune di Messina, ed è popolato attualmente da circa 8700 abitanti.

Oggi questo comprensorio fa parte, dal punto di vista amministrativo, dell’attuale VI Circoscrizione del Comune di Messina, che inglobando anche l’area assegnata all’ex XI quartiere, fa riferimento alla Sede Civica di circoscrizione ubicata a nel villaggio di Ganzirri.

Purtroppo la scelta operata negli anni passati di ridurre drasticamente il numero delle circoscrizioni da quattordici a sei, ha avuto come conseguenza quella di penalizzare pesantemente tutte le realtà periferiche esistenti in tale contesto, sminuendo e marginalizzando ancora più che in passato il nostro territorio, che in tal modo ha perso definitivamente e contemporaneamente due Quartieri e le rispettive Sedi Civiche di Castanea e Rodia.

Per quanto ci riguarda, si tratta di villaggi collinari e marini, ciascuno dei quali conta una popolazione variabile dai 500 a 1000, fino a quasi i 3000 abitanti, che pur appartenendo al Comune di Messina o meglio gestita unitamente alla città di Messina, non riscontra una effettiva comunanza di bisogni, di continuità fisica e di interessi con la città stessa, e di fatto e senza alcun dubbio rappresenta un’entità territoriale e sociale, per tradizioni e cultura, certamente distante e diversa dalle problematiche di gestione e amministrazione del contesto cittadino.

Altresì, che detta area è completamente avulsa dalla realtà messinese, lo si nota percorrendo le strade collinari e marittime, infatti il litorale è vario e lontano dallo stretto di Messina, insiste infatti completamente sulla zona tirrenica, e l’entroterra è aspro, costituito da avvallamenti, forti pendii e ricco di vegetazione boschiva.

Tali caratteristiche differenziano notevolmente dunque la composizione del territorio in oggetto da quella “tipica” del resto del Comune di Messina, dove si notano invece l’elevata densità di abitanti ed una conurbazione metropolitana completamente diversa dalla nostra realtà abitativa.

Morfologia ed elementi caratteristici dei Casali di Tramontana

La nostra area ricade, come detto, all’interno del territorio comunale di Messina, all’estremità nord-orientale della Sicilia. Si estende, in direzione Nord – Sud dalla costa tirrenica ai villaggi di Castanea delle Furie, Salice, Gesso e le Masse, mentre, in direzione Est – Ovest risulta delimitato dalle fiumare di Tono (ad Est) e Gallo (ad Ovest).

L’ambito così delimitato comprende numerosi centri abitati: Castanea delle Furie; Salice; Gesso; Massa S. Giorgio; Massa S. Nicola; Massa S. Lucia; Massa S. Giovanni; Spartà; S. Saba; Acqualadrone; Rodia; Ortoliuzzo; Piano Torre; oltre le numerose contrade distribuite all’interno del medesimo contesto.

La morfologia del territorio esaminato presenta notevoli particolarità che hanno profondamente influenzato la nascita e la storia di tali insediamenti, ed in tal senso si possono evidenziare quattro elementi caratteristici di quest’area:

  • i crinali collinari, ultima propaggine del crinale principale dei Monti Peloritani, che nel territorio in esame si sviluppano degradando lentamente verso altitudini sempre più basse;
  • i “puntali” che sembrano isolarsi dal contesto emergendo con ampie terrazze naturali sul territorio circostante;
  • i “piani” che all’altitudine inferiore al centinaio di metri sul livello del mare, interrompono con ampie pianure la rapida pendenza della linea dei crinali collinari, per poi degradare molto rapidamente e definitivamente a ridosso della linea di costa;
  • le fiumare che solcano molto profondamente il territorio sfociando nel Tirreno, disegnando ampie ed importanti valli come quella del torrente Corsari e del torrente Rodia.

I crinali collinari rappresentano l’elemento caratteristico di tutto il nostro territorio, già in epoca antica, su di essi infatti, ed in particolare su alcuni ampi terrazzamenti naturali che li intervallano, sono stati fondati ed in seguito si sono sviluppati i principali centri abitati del comprensorio, come Castanea delle Furie, Salice, Gesso e le Masse.

Sui “piani” invece, che come detto si trovano ad un altitudine inferiore al centinaio di metri rispetto al livello del mare, sono sorti tra la fine del 1800 e, soprattutto, all’inizio del 1900, prima come semplici colonie agricole e poi progressivamente come centri abitativi autonomi le frazioni di Spartà, OrtoLiuzzo, Piano Torre, ecc.

Solo a partire dagli inizi del 1900, si sono poi invece progressivamente creati e sviluppati gli insediamenti costieri, rimasti comunque delle “colonie” dei centri collinari quasi fino alla fine della seconda guerra mondiale, attorno ad essi infatti si praticava l’attività agricola svolta nelle vallate e nei pianori posti sul versante tirrenico, e la pesca al largo di Capo Rasocolmo. A partire invece dagli anni 50 del secolo scorso, si consolida definitivamente la loro formazione di veri e propri villaggi autonomi.

La presenza delle numerose fiumare, tipiche del territorio, ci permette infine di parlare delle infrastrutture viarie. E’ chiaro infatti che lo sviluppo del tessuto urbano di tutta quest’area, è stato reso possibile dalla progressiva realizzazione e potenziamento della rete stradale.

E’ noto infatti che fino alla metà dell’ottocento, fosse sviluppata, quasi esclusivamente, la rete viaria lungo i crinali e le vallate solcate appunto dalle fiumare ed orientate soprattutto verso il versante tirrenico, in un momento in cui ancora non esistevano né la Diramazione della S.S. 113, né la linea tranviaria extraurbana.

Si trattava chiaramente di trazzere in parte scomode e ripide che oltre a collegare il  versante costiero tirrenico con l’interno, tramite appunto le fiumare, servivano anche da collegamento fra i vari insediamenti collinari.

Quanto alle caratteristiche del suolo va detto che l’intera area considerata si contraddistingue, in questo differenziandosi dai fondovalle limitrofi alla Città di Messina, per l’intensa vocazione agricola che il territorio esaminato possiede, in accordo con quanto riportato dalle notizie storiche che descrivono la terra dei Casali di Tramontana, come un territorio sempre rigogliosamente coltivato e grande produttore di olio e di vino.

Partendo dai terreni prossimi ai villaggi collinari possiamo immediatamente notare la presenza, non solo di estese coltivazioni di ulivo e, più sporadicamente, di agrumeto, vigneto e alberi da frutto, ma anche di vaste aree terrazzate, oggi purtroppo in stato di abbandono, che testimoniano un passato agricolo decisamente più intenso di quello attuale.

Lasciando le aree coltivate poste a quota più elevata, e scendendo verso valle, incontriamo le grandi coltivazioni di ulivo che coprono quasi uniformemente i piani “Torre”, “Mastro Pagano”, “Savoca” e “Rocca”, e che qui costituiscono una vera e propria istituzione storica.

Queste ordinatissime, antiche e rigogliose coltivazioni, inserite nel peculiare contesto geomorfologico  dei “piani” posti quasi a picco sul mare e protesi come straordinarie terrazze verso lo scenico panorama delle Isole Eolie, posseggono un carattere di pregio ambientale che possiamo annoverare tra le risorse di maggior valore offerte dal territorio esaminato.

Altro elemento di pregio del territorio, riscontrato con l’analisi dell’uso del suolo è l’estensione della copertura boschiva, quasi completamente costituita da pinete, che copre l’area di Piano Campi, Piano Ravelli e Piano Monaci, l’importante pineta “Candelara”, giungendo in alcuni punti (la pineta di Calamona ne è un esempio) fin quasi sul mare.

Spostando la nostra attenzione dalla morfologia territoriale all’analisi dei luoghi e degli insediamenti, si vede subito che l’intera area comprende il crinale principale dei monti Peloritani con centro geografico Castanea delle Furie, nodo principale di collegamento fra il versante ionico e quello tirrenico, che durante i secoli è diventato e si è imposto come vera “Foria” ovvero porta di transito per i commerci, mercato e centro di controllo di tutto il territorio circostante.

Origini storiche dei Casali di Tramontana

Dal punto di vista storico è noto come l’inurbamento dei grossi centri, avvenuta nel corso dei secoli, sia stata all’origine della frattura determinatasi tra la civiltà dei casali, basata soprattutto su un attività di tipo agricolo, e quella cittadina, che traeva la sua forza maggiore nell’economia industriale e mercantile.

La storiografia locale attribuisce l’origine dei casali collinari al periodo delle invasioni saracene; il prolungarsi delle ostilità tra Bizantini e Arabi nel Valdemone può aver indotto la popolazione ad abbandonare le pianure e la stessa Messina per condurre una esistenza più sicura nelle profonde valli dei torrenti o addirittura ai piedi del Dinnammare e di monte Ciccia.

In tali condizioni, furono valorizzati quindi siti di indubbio valore strategico che garantivano alla popolazione una certa difesa contro le incursioni nemiche. Bisogna dire però, che l’ipotesi di una generale fuga della popolazione verso le pendici del Dinnammare ed altre vette dei Peloritani non ha riscontri documentali o archeologici, riferendosi ad uno dei periodi storici più poveri di siffatti mezzi di prova.

Tuttavia soccorrono altri convincenti elementi quali la toponomastica, pressoché interamente greca a cominciare dal nome del Dinnammare, e lo studio dei culti locali che appartengono all’ambiente greco e si sono conservati grazie al secolare isolamento.

In ogni caso, e’ certamente dimostrato come soltanto in epoca normanna la presenza di una serie, di peraltro modesti, cenobi basiliani  ci assicura sulla diffusa presenza umana sul territorio e sulla formazione dei casali a noi storicamente noti.

In tal senso, esistono tracce di note migrazioni altomedievali dalle Province perdute dall’Impero ad Oriente: un ampio flusso di profughi orientali, ma da secoli grecizzati per lingua e cultura, raggiunse le tranquille province occidentali determinando una massiccia immissione di nuovi elementi culturali.

Appare concreta dunque, la possibilità di riferire ad epoca di poco posteriore al settimo secolo d.C. il formarsi di questo nuovo e particolare ambiente culturale che consente infine di ipotizzare che i villaggi collinari si siano formati fra ottavo e nono secolo, appunto durante le invasioni arabe. Ricordiamo infatti che Messina cadde in mano musulmana nell’843 d.c.

Successivamente l’arrivo degli Arabi mutò la situazione dell’area, né si può pensare a nuovi imponenti afflussi in epoca normanna quando la grecità siciliana era ormai in fase involutiva.

Pertanto, concludendo,  l’ipotesi che la popolazione di Messina bizantina, in cerca di sicurezza, abbia dato origine ai casali collinari appare alquanto realistica in rapporto alla tradizione locale.

I Casali di Tramontana dai Normanni al 1908

Risalgono al periodo normanno le prime testimonianze storiche sui villaggi ed anche gli edifici più antichi ancora esistenti, già in questo periodo sorgevano infatti piccoli cenobi basiliani sul versante nord di Messina, come quelli di Salice, Gesso e Massa San Giorgio.

Questa pregressa presenza del monachesimo basiliano, con la sua opera di dissodamento e coltivazione del territorio ricadente in tale area, portata avanti dai monaci,  evidenzia forse una diretta connessione con la fondazione e lo sviluppo dei villaggi rurali.

Tuttavia non è abbastanza chiaro quanto il monachesimo abbia effettivamente inciso sulla occupazione umana del suddetto territorio.

Il collegamento ancora visibile, tra monasteri e casali, lascia intuire che i monaci hanno favorito lo stanziamento dei contadini nei pressi dei monasteri in grossi agglomerati, secondo un rapporto che richiama la struttura delle ville rustiche del basso impero.

Probabilmente, mentre alcuni casali arroccati in posizione strategiche potrebbero ancora ricordare l’epoca delle invasioni, altri abitati più aperti e prossimi ai torrenti potrebbero attribuirsi all’attività dei monaci tendente a favorire l’insediamento rurale nelle valli, di cui peraltro è traccia in documenti che parlano addirittura di nuove fondazioni o lasciano intendere tale attività.

A partire dall’età normanna, i casali subiscono un consolidamento ed una fase di espansione grazie anche allo sviluppo delle attività legate alla produzione della seta e ad altre consolidate coltivazioni (vite ed olivo) nonché allo sfruttamento dei boschi e delle risorse minerarie.

Al tardo medioevo sembra inoltre risalire l’edificazione di fortificazioni e torri, connesse all’ormai incipiente pericolo legato alla incursioni barbaresche.

Agli inizi del Cinquecento, sorti gli ultimi casali con toponimi ormai latini, il processo di occupazione del territorio può considerarsi concluso.

Una fase di notevole crescita tra metà Cinquecento e metà Seicento, perfettamente corrispondente a quella registrata nel centro città, si può ipotizzare in base all’edificazione di importanti parrocchiali ricche di opere d’arte. Segue una apparente stasi in coincidenza con i gravi avvenimenti che sconvolsero Messina.

Notevole è l’attività edilizia settecentesca, che risulta però nel suo complesso di tono minore ed in parte sollecitata dal terremoto del 1783.

Nell’Ottocento i casali vivono una fase critica dovuta per un verso alla crisi della sericoltura e quindi di tutte le attività ad essa connessa, e dall’altra al dissesto idrogeologico, conseguenza del disboscamento e della radicale modificazione subita per secoli da gran parte del territorio.

Tra la fine del secolo ed il disastro del 1908, si registrano comunque benefici interventi con opere di rimboschimento ed anche a provvedimenti in materia di viabilità e igiene pubblica, che pur realizzando un miglioramento delle condizioni di vita, non riescono comunque ad eliminare una certa emarginazione sociale ed economica.

Il terremoto del 1908 risparmia in parte i villaggi collinari, che dunque superano il momento critico del disastro, ma da quel momento decadono progressivamente di importanza, perdendo la loro fisionomia tradizionale.

I Casali di Tramontana oggi

Al centro dei Peloritani il territorio di Castanea delle Furie, delle Masse e dei casali di Salice e Gesso, rappresenta un’insieme organico di particolarità di carattere naturalistico, abitativo e sociale, che certamente lo contraddistingue nettamente da tutto il resto del territorio cittadino, anche rispetto alle altre realtà periferiche, ormai legate culturalmente e fisicamente al nucleo urbano della città di Messina.

Ma descriviamo brevemente questi insediamenti che costituiscono le aree abitative di maggior rilievo presenti sul territorio.

Castanea delle Furie, costituisce certo il più importante dei Casali di Tramontana, con due parrocchiali, ormai unificati, e numerosi monasteri, palazzi signorili, cappelle, da tempo scomparsi o in buona parte in stato di abbandono. Ad ogni modo conserva ancora una complessa struttura urbanistica arricchita da notevoli edifici e opere d’arte databili dal tardo Medioevo all’eclettismo del primo Novecento.

Appare dunque evidente, vista anche la sua collocazione geografica, che Castanea è stato da sempre un nodo nevralgico dell’intero sistema di comunicazioni intorno a Messina, destando nei secoli, giustamente, anche l’interesse dei Cavalieri di Malta, i quali per lungo tempo ne hanno tenuto la giurisdizione civile, ma anche, in contesa con l’Arcivescovo di Messina, quella ecclesiastica.

Non si può però non citare l’interesse da sempre mostrato, verso tale insediamento dalle istituzioni cittadine, per ovvie ragioni economiche e territoriali, ma anche quello di importanti famiglie nobiliari nel corso dei secoli.

Nello stesso comprensorio insistono le quattro Masse, sviluppatesi in prossimità della “Badia” basiliana di Santa. Maria di Massa, un monastero fondato nel 1099, ma ormai in rovina, che si trova nelle immediate vicinanze di Massa S. Giorgio il più importante insediamento dei quattro, con Massa S. Giovanni, Massa S. Lucia e Massa S. Nicola, quest’ultimo ormai quasi del tutto disabitato.

Alla medesima area, create dagli abitanti dei suddetti villaggi, a partire da colonie agricole e marine, si trovano: Acqualadrone, e Spartà alla foce della fiumara dei Corsari, ma anche Piano Torre, legati storicamente alle Masse; San Saba e Rodia, legati a Castanea, come pure, Calamona e Policara.

 

Più a ovest, troviamo invece gli importanti insediamenti di Salice e Gesso, a monte delle fiumare, rispettivamente Tarantonio e Gesso, accomunati da elementi storici e geografici ed alla presenza di passati insediamenti basiliani, anche se negli ultimi secoli hanno subito una particolare influenza feudale.

 

Gesso ha conosciuto nel tempo un notevole sviluppo, a partire dal periodo normanno, anche grazie alla sua strategica posizione geografica, che lo pone dunque nel novero dei casali più importanti, con una notevole chiesa parrocchiale e numerosi edifici civili e religiosi di rilievo, anche in questo caso mantenuti con alterne fortune e risultati.

 

Salice è stato di consistenza più modesta, rispetto al precedente, ma tuttavia ha assunto nel tempo discrete dimensioni e si è dotato di una compagine edilizia di tutto rispetto. La tradizione vuole che il villaggio si sviluppò a partire dall’insediamento di un monastero basiliano, già presente all’epoca della dominazione saracena.

Entrambi, infine, hanno contribuito a popolare la marina con modesti agglomerati a Marmora e OrtoLiuzzo. Quest’ultimo in particolare, si è andato progressivamente sviluppando nel tempo, anche grazie alla sua vicinanza al raccordo autostradale per Messina.

Il borgo di Rodìa è situato sul basso Tirreno, tra il borgo di San Saba e quello di Orto Liuzzo. Si trova ad una ventina di chilometri dal centro di Messina e a cinque chilometri circa da Villafranca Tirrena.

Da Rodìa si possono ammirare le isole di Lipari, Vulcano, Panarea e Stromboli. Originariamente questo villaggio era denominato “Sindaro Marina”, ma tale dizione è ormai stata soppiantata dall’attuale.

Il borgo venne abitato dai pescatori, verosimilmente dal ‘600 in poi,[senza fonte] quando alcuni coloni, volendo sfruttare la pescosità del mare, vennero a stabilirsi a Rodia, trasferendosi dalle zone collinari sovrastanti.

Il borgo di San Saba (popolarmente chiamato anche Santo Saba, Santu Sabba in dialetto messinese) è un antico borgo marinaro di circa 300 abitanti. Geograficamente è situato nella periferia nord della città, lungo la riviera tirrenica che si snoda tra Punta Faro e Capo Milazzo.

San Saba si affaccia sul basso Tirreno, uno dei mari più pescosi del Mar Mediterraneo, caratterizzato da temperature più miti di quelle del Mar Ionio. La costa è caratterizzata da numerose spiagge di sabbia e ghiaia.

Unisciti a Noi

ENTRA NEL MOVIMENTO PER CAMBIARE
(Facciamo circolare le notizie sul territorio. Solo gli amministratori possono scrivere. Le giuste notizie, niente notifiche indesiderate).

PERCHE' ISCRIVERSI AL MOVIMENTO